venerdì 12 aprile 2013

E L’INCENERITORE DI MONTALE FINISCE DINANZI AL PARLAMENTO EUROPEO


di EDOARDO BIANCHINI

Sull’onda delle ultime rivelazioni di uno stoccaggio anomalo delle ceneri, l’On. Roberta Angelilli ha presentato un’interrogazione scritta per conoscere e per accertare alcuni lati oscuri della vita dell’impianto – Perché l’area non è mai stata bonificata?

MONTALE-PIANA. Tira tira la corda si è infine spezzata e tutta la storia dell’inceneritore – una storia che da decenni sta inquietando, e non solo, la Piana Est di Pistoia – finirà inevitabilmente in commissione dinanzi al Parlamento Europeo.
L’europarlamentare Roberta Angelilli (Pdl), Vicepresidente del Parlamento Europeo, ha infatti presentato – proprio ieri, 11 aprile – una breve quanto succosa interrogazione di per sé destinata a provocare di certo un grande subbuglio.

Come abbiamo scritto ieri nel post E l’inceneritore brucia su una discarica di ceneri, se è vero che l’impianto è posizionato e funziona sopra cumuli interrati di ceneri risultanti da combustioni dei decenni precedenti, ivi comprese le ceneri dei pericolossissimi sforamenti del 2007 – quelli, per intendersi, che si verificarono allorquando c’era, a Quarrata, il ballottaggio Sabrina Sergio Gori-Mario Niccolai – e se è vero (come del resto mostrano anche le foto) che l’area non è mai stata bonificata, allora si aprono due ordini di considerazioni:
– la prima, preminente per la salute della gente della Piana, è che ogni volta che piove, il dilavamento delle acque superficiali inevitabilmente non può che trascinare nelle falde acquifere sottostanti una parte degli inquinanti presenti nelle ceneri sepolte sotto i piazzali dell’inceneritore;
– la seconda è una domanda – che del resto si è posta anche l’On. Angelilli – se siano stati chiesti contributi comunitari per la bonifica del sito e, se il sito non è mai stato bonificato, in che modo sono stati utilizzati e dove sono finiti i contributi europei destinati alla purificazione dell’area.
Le due domande non sembrano già poco di per sé, quanto a pesantezza.
Ma se ad esse si aggiungono altri particolari come, ad esempio, un esposto-denuncia alla Forestale (2008), poi finito in un niente di fatto (e perché?); e se davvero le polveri, ‘fatte sparire’ con un semplice interramento, sono state ristoccate e poi trasferite nella discarica di Monsummano Terme dopo averle fatte passare per “ceneri fresche di fabbrica”, siamo certi che occorrerà rivedere da capo tutta la questione dell’inceneritore di Montale, ma siamo convinti che anche la Procura della Repubblica di Pistoia dovrebbe – infine – aprire una serie di indagini a largo raggio (e non mantenendo un “basso profilo” come ha sempre sostenuto il dottor Renzo Dell’Anno) sul sistema di gestione e di smaltimento dei rifiuti nell’area pistoiese e presso le discariche che – a questo punto – non possono non generare il sospetto di essere delle vere e proprie bombe a orologeria, con riflessi incalcolati e incalcolabili per tutti nei prossimi decenni.
E tutto questo lo dice uno che, purtroppo, per decenni, ha mangiato frutta e verdura prodotta all’interno dell’area di ricaduta delle ceneri del ‘bell’acquisto’ di via Tobagi.

Ecco il testo dell’interrogazione Angelilli

A Montale (Pistoia) da oltre 30 anni è in funzione un inceneritore con quotidiane emissioni di sostanze tossiche. È stato ristrutturato varie volte, ma solo dal 2005 è vincolato al rispetto dei limiti emissivi previsti dal DM 19/11/97 n. 503.
Nel 2008, durante lavori di ampliamento, sotto i piazzali dell’inceneritore sono stati trovati depositi di ceneri non smaltite, ma semplicemente sepolte e ivi stoccate.
Tali ceneri derivavano da lavorazioni precedenti, anche da periodi in cui l’impianto era andato soggetto a gravissimi e pesantissimi superamenti dei limiti per diossine, furani (PCDD-PCDF), peraltro tenuti nascosti e per le quali, alcuni dirigenti dell’impianto sono stati condannati in sede penale.
Tali ceneri furono ricoperte con del gesso per nasconderle ai sopralluoghi dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana e di altre autorità di controllo.
Peraltro tali ceneri furono trasportate sui cumuli delle ceneri smaltibili in quel momento e, fatte passare come ceneri di risulta del momento, furono trasportate, con falsa documentazione, nella discarica di Monsummano ed ivi sepolte.
Di tali accadimenti la ditta appaltatrice fece debita relazione-denuncia al Corpo forestale dello Stato di Pistoia nel 2008: una denuncia che è stata lasciata cadere e prescrivere.
Ciò premesso può la Commissione dire:
– se intende stabilire una commissione di inchiesta sulla situazione attuale e su quanto sia accaduto fino a questo momento;
se sono state rispettate le disposizioni degli articoli 168 del TFUE e dell’articolo 35 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE;
– se è stata correttamente esperita la procedura di valutazione d’impatto ambientale preventiva e se esistono o meno le condizioni previste dalla Direttiva 2011/92/CE;
– se è stato previsto un piano di bonifica e riqualificazione dell’intera area interessata, come prevede la Direttiva 2004/35/CE sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale,
– se per la bonifica dell’area la società di gestione dell’inceneritore o altri soggetti coinvolti abbiano ricevuto o richiesto fondi comunitari diretti o indiretti.

Roberta Angelilli
11.04.2013

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Venerdì 12 aprile 2013 | 09:27 - © Quarrata/news]

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